Gente Salese

NON SOLO DUE RUOTE, S.MARIA DI SALA “RISPOLVERA” IL SUO CAMPIONE DEL PALLONE LUCIANO FAVERO

E’ stata una serata particolare, quella di giovedì 2 luglio, una serata dedicata al calcio balilla presso il ristorante pizzeria Meridiana, dove 16 coppie, con in testa il primo cittadino, si sono sfidate.

Tifo da stadio per il 4° trofeo Meridiana, una serata davvero coinvolgente con un unico comune denominatore: Il calcio.
Ospiti della serata l’ex campione Salese Luciano Favero, accompagnato per l’occasione dal tecnico e arbitro federale: Maurizio Pittarello, organizzatore tra l’altro di alcune feste paesane come la festa della birra e l’impegno con la città della speranza.
Una lunga e nostalgica chiacchierata con il nostro campione e una “spolveratina” ai ricordi, accompagnata da una buona birra offerta dall’amico Roberto, titolare della pizzeria.

Torniamo ai ricordi:  le squadre dove Luciano ha militato dal 75 fino al 96, lo vedono “transitare”  per la Milanese 1920, Messina e Salernitana, passando per il Siracusa e il Rimini, la “consacrazione” nella massima serie con l’Avellino nell’81 fino all’84, ed ecco il suo passaggio nella pluridecorata Juventus. La Juve l’aveva preso dall’Avellino per sostituire Claudio Gentile, un compito tutt’altro che facile per Luciano Favero, detto Baffo per quei mustacchi imperiosi che ha portato per tutta la carriera iniziata da “operaio” del pallone e che l’avrebbe poi condotto a vincere con la maglia bianconera dal 1984 al 1989, uno scudetto, una Coppa dei Campioni, una Coppa Intercontinentale e una Supercoppa UEFA.

Origini contadine (sei fratelli in famiglia) e tanta voglia di lottare in campo, Favero rivelò a “Il Pallone racconta” che anziché la Juve la sua destinazione doveva essere la Lazio: «Ero a conoscenza delle trattative della Juventus per prelevarmi dall’Avellino e mandarmi alla Lazio, quale contropartita di alcuni giocatori; partii per le vacanze con la consapevolezza di vestire la maglia bianco-azzurra laziale. Fu proprio in vacanza che ricevetti dalla società la notizia del mutamento di programma; la cosa mi lasciò letteralmente incredulo e la mia felicità esplose nel più vivo entusiasmo.
Poi è sopraggiunta una fase all’insegna della paura di commettere errori; essere accanto a personaggi di fama mondiale, mi ha fatto scaturire un senso di inferiorità e di imbarazzo che ha creato delle difficoltà al mio rendimento iniziale. Soprattutto, ero deluso dalla consapevolezza di vedere i tifosi juventini titubanti a un mio impiego nella squadra bianconera; molto mi giudicavano non da Juventus. È stato un periodo molto duro, poi, in una partita contro il Napoli, sono riuscito ad annullare Maradona e la gente ha cominciato a scoprire anche Luciano Favero, quale protagonista delle vittorie della Juventus».

I RICORDI – Sono tanti, sicuramente. Il più bel ricordo è quello della Coppa Intercontinentale, al di là del risultato era già una cosa grandissima essere là. Poi ci sono stati momenti neri ma neri davvero. La sera dell’Heysel, e la sera nella quale anche se io non ero più alla Juve, seppi della morte di Scirea, povero Gaetano. Sì, le pagine felici sono state molte di più ma quel paio di nere sono state così profonde da essere dolorosamente indimenticabili”.
Dopo cinque stagioni alla Juventus, nell’estate 1989, le strade di Luciano e della società bianconera si separarono. «Sono andato a Verona, nell’ultimo anno di Bagnoli. Una stagione sfortunata, culminata con la retrocessione, presto riscattata solo un campionato dopo con la promozione della squadra affidata a Fascetti. Poi ho smesso, ad altissimo livello”.

Una sola nota “stonata” per il nostro campione..oserei dire “troppo buono”, un cuore d’oro, come è stata la sua carriera.

Luciano Martellozzo