Gente Salese

QUESTA SERA TUTTI A “BATARE MARSO”

Nelle ultime tre sere di febbraio era usanza delle nostre contrade contadine “batare marso” Si voleva ridestare il nuovo anno in arrivo con un fragoroso battere di pignate, lamiere e bidoni.

L’ultima sera di febbraio si usava anche bruxàr la Vecia  allestendo grandi roghi con il ciarpame, sistemando sulla sommità il pupazzo di una vecchia. Secondo il calendario adottato fin dall’anno mille dalla Serenissima e rimasto in uso fino al 1797, data della sua morte decretata da Napoleone, il nuovo anno iniziava il primo giorno di marzo, quando finita la stagione fredda si rinnova il ciclo biologico stagionale con la terra che a marzo ricomincia a vivere. Il primo di marzo come capodanno era già in uso nell’antichità e anche nel mondo romano è durato fino al 46 a.c. quando Giulio Cesare introdusse il suo calendario solare detto ”Giuliano”, che resterà in vigore fino al 1582 quando è stato riformato da quello “Gregoriano”.  Tuttavia anche dopo il 1797 le genti venete continuarono a celebrare il capodanno il primo giorno di marzo ma poco a poco questa antichissima tradizione è andata a scemare e stava, purtroppo, scomparendo assieme  a tante altre, compreso l’uso del nostro dialetto che fu per secoli lingua ufficiale della Repubblica Serenissima e di uso commerciale diffusa in tutto il Mediterraneo e l’Europa. Qualcuno, fortunatamente, da alcuni anni sta riscoprendo e tenacemente a coltivando queste nostre tradizioni. Ed allora in queste sere potremmo sentire i ragazzi “batare marso” per i paesi e vedere le notti illuminate dai falò propiziatori.  A qualcuno potrà sembrare un anacronistico attaccamento al passato. Tuttavia in questi tempi in cui l’affievolirsi dei valori e della nostra identità storico-culturale ci rende incapaci di confrontarci  con le altre culture che tendiamo a combattere impauriti o a subire succubi  è indispensabile riappropriarci delle nostri radici culturali e storiche perché solo se consapevoli della nostra identità e sicuri delle nostre radici  possiamo confrontarci con le altre culture e non scontrarci.(g.v.)