Gente Salese

NELLA LORO FESTA OFFRIAMO A TUTTE LE MAMME UN FIORE E UNA POESIA

Adesso che sono diventato vecchio, che la mamma mi è rimasta solo nel cuore, in questo giorno particolare ripenso con tenerezza e nostalgia alle lontane “feste della mamma” dei miei tempi andati. Mi tornano alla mente le vecchie filastrocche, le poesie, le rime che la maestra ci faceva imparare e scrivere sui bigliettini decorati per la mamma e la mamma sempre si emozionava nel ricevere un pensiero affettuoso dai suoi bambini.

Ecco perché, nel giorno della loro festa, vogliamo regalare alle mamme che non ci sono più e a quelle che sono ancora con noi un fiore e una poesia perché si emozionino assieme a noi.   
Giovanni Vanzetto e la Redazione di Gente Salese

Lettera di una madre alla figlia

Un giorno, all’improvviso
mentre ti starai pettinando, in silenzio
o mentre ti infilerai una calza
ti verrà in mente un mio gesto
e ti ritroverai a sorridere pensandomi.
Un giorno, all’improvviso
pedalando veloce sotto le prime gocce
di una calda pioggia di settembre
sentirai un odore arrivarti al naso
e risvegliare un ricordo di mestoli e tegami
e mi vedrai davanti al fuoco, per un attimo.
Un giorno, all’improvviso
farai qualcosa che facevo anch’io
proprio allo stesso modo in cui la facevo io
e te ne meraviglierai moltissimo
perché non avresti mai pensato
di potermi somigliare così tanto.
Un giorno, all’improvviso
ti guarderai il dorso delle mani
e con il pollice e l’indice
ti pizzicherai la pelle , sollevandola
e conterai il tempo che impiega a stendersi
pensando a quando lo facevi alle mie mani
Un giorno, all’improvviso
ti ritroverai stanca, ad abbracciare un figlio
mi chiederai scusa per le volte che ho pianto
sapendo già che ti son state tutte perdonate.
E ti mancherò da fare male
Ma sarò con te in ogni gesto
o nel muoversi delle foglie
nel frusciare di un gatto nel giardino
o nelle orme di un pettirosso sulla neve
come solo l’eterna presenza di una madre lo può.


 Caterina Turroni

La Madre

E il cuore quando d’un ultimo battito
avrà fatto cadere il muro d’ombra,
per condurmi, Madre, sino al Signore,
come una volta mi darai la mano.

In ginocchio, decisa,
sarai una statua davanti all’Eterno,
come già ti vedeva
quando eri ancora in vita.

Alzerai tremante le vecchie braccia,
come quando spirasti
dicendo: Mio Dio, eccomi.

E solo quando m’avrà perdonato,
ti verrà desiderio di guardarmi.

Ricorderai d’avermi atteso tanto,
e avrai negli occhi un rapido sospiro.

Giuseppe Ungaretti