Gente Salese

Effetto ‘lockdown’ sulla qualità dell’aria di S.Maria di Sala

Riportiamo un’ampia sintesi di un comunicato di “Possibile salese” sulla qualità della nostra aria dopo un mese di limitazione del traffico e di parziale chiusura delle attività economiche.

“In febbraio eravamo a commentare un inizio d’anno ancora peggiore del pur pessimo 2019 per quanto riguarda la media giornaliera di PM10 e 2,5 e lo sforamento dei limiti giornalieri  col superamento in due mesi del numero massimo di sforamenti consentiti in un anno (già 56 contro i 35 permessi). Il bilancio di questi primi cento giorni (dal 1° gennaio al 9 aprile compreso) è ancora negativo con 61 superamenti del limite per le PM2,5.”

Confrontando i dati mese su mese si vede come gli sforamenti siano concentrati sul mese di gennaio con 24 giorni di superamento del limite contro i 14 del 2019; a febbraio gli sforamenti sono stati 22 contro i venti del 2019.

In Marzo, grazie alle misure che dall’8/03 hanno limitato fortemente mobilità,  la media di PM10 è scesa a 34,95 microgrammi su metro cubo (ben 32% meno del marzo 2019) azzerando le giornate di superamento del limite.

I dati relativi ai primi nove giorni di aprile evidenziano una meno significativa (-18%) ma costante riduzione della media giornaliera di PM10, 24,11 invece dei 29,52 microgrammi su metro cubo del 2019. Va detto che da aprile il calo delle polveri sottili è fisiologico per il graduale spegnimento dei riscaldamenti domestici.

A marzo 2020  Il calo del volume di traffico nelle strade del nostro Comune è stimabile in un range fra il 60 e l’80% abbattendo così di un terzo le polveri sottili. Mente, in termini di emissioni, la chiusura di molte aziende è stata bilanciata dall’aumento dell’uso del riscaldamento domestico.

Non dimentichiamo che l’inquinamento atmosferico causa 4,5 milioni di morti premature l’anno e il costo esterno globale dell’inquinamento, secondo un rapporto diffuso da  Greenpeace, sarebbe di 8 miliardi di dollari al giorno, 2900 miliardi l’anno, l’equivalente del 3,3% del Pil mondiale;  per l’Italia si tratterebbe di un costo giornaliero di circa 157 milioni di dollari.

Subito dopo la pandemia, lo sforzo richiesto ad istituzioni e cittadini per evitare il collasso climatico non potrà prescindere da una maggior collaborazione e solerzia: restaurare lo stesso modello di sviluppo che ci ha portati alla quarantena non ci aiuterà a guarire il pianeta; servono nuovi strumenti per non tornare indietro all’effimera normalità in cui vivevamo. Cominciamo dall’aria che respiriamo per garantire la salute di tutti che, come abbiamo ri-scoperto in questo tragico periodo, è un bene comune irrinunciabile”.