Gente Salese

BUON PRIMO MAGGIO DI SPERANZA

“Il lavoro dovrebbe essere una grande gioia ed è ancora per molti tormento, tormento di non averlo, tormento di fare un lavoro che non serva, che non giovi a un nobile scopo”
Adriano Olivetti

Il primo maggio 1890 si celebra in Italia ed in altri paesi europei la prima “Festa del lavoro e dei lavoratori”. L’idea della manifestazione era nata l’anno prima a Parigi durante il primo congresso della Seconda Internazionale Socialista per chiedere la riduzione della giornata lavorativa a 8 ore.

La scelta della data voleva ricordare la rivolta del 1886 di Chicago in cui uno sciopero e una manifestazione in Haymarket Square finì con numerosi morti e quasi 50 feriti.

Col tempo la ricorrenza divenne un simbolo delle rivendicazioni operaie e delle lotte dei lavoratori che negli  anni lottarono per conquistare diritti e condizioni di lavoro migliori.

Dal 1947 la Festa del lavoro e dei lavoratori divenne festa nazionale italiana e in varie tappe anche di molti  Paesi nel mondo. Negli Usa, invece, si celebra la “Festa dei lavoratori” il primo lunedì di settembre.

Dopo lunghi anni di crisi economica ed ora nell’emergenza del “Coronavirus” la Festa dei lavoratori, questo primo maggio, sarà vissuta in modo insolito. Piazze vuote, senza cortei, canti e bandiere per una festa “intima” caratterizzata da nuovi e vecchi temi come smart working, riunioni virtuali su zoom, crisi economica e tanta tanta incertezza sul futuro.

Sì, perché dopo l’emergenza sanitaria dovremo tutti affrontare quella economica con molte nubi all’orizzonte. Tuttavia non dobbiamo lasciarci prendere dallo sconforto ma ancora di più questo primo maggio deve essere la festa del lavoro e dei diritti faticosamente conquistati e la festa dei lavoratori che proprio in questo primo maggio devono vedere l’inizio di una nuova rinascita sociale, di una nuova primavera dopo un terribile, inatteso inverno.

Possiamo vivere nel mondo una vita meravigliosa se sappiamo lavorare e amare; lavorare per coloro che amiamo e amare ciò per cui lavoriamo”
Lev Tolstòj