La storia e la vita troppo breve della giovane Pierobon, morta per un malore in Germania poco prima dei Mondiali U23.
È morta il 1° agosto di cinque anni fa, all’ospedale di Ingolstadt (Germania), mentre percorreva la strada che l’avrebbe condotta alla settima prova di Coppa del Mondo. Il 6 agosto 2015 avrebbe dovuto indossare quella sudata maglia azzurra perché aveva ricevuto le convocazioni per la Nazionale Under 23 per i campionati Europei di Tartu, in Estonia, coronando il suo sogno.
Ma Chiara Pierobon, la ciclista salese, dal viso dolce e dagli occhi verdi, quella gara non l’ha mai fatta. Lei, giovane promessa del ciclismo, correva con la Top Girls Fassa Bortolo di Spresiano (Treviso). Quel giorno si sentì male, due singulti e poi cadde a terra. La corsa in ospedale, la chiamata ai genitori e poi quel cuore, che in meno di una frazione di secondo cessò di battere, portandosi via 22 anni di sogni, di progetti, di successi.
«Dai dai su ragazze, non si molla mai», ripeteva sempre alle compagne.
Per ricordarla, un ricercatore, storico, scrittore, nonché ciclista, Gian Marco Mutton ne ha scritto la biografia: “L’azzurro va oltre il destino”, presentato nella sala teatro Pertini di Villa Farsetti, a Santa Maria di Sala.
L’autore racconta la vita sportiva della ciclista.
La carriera di Chiara Pierobon iniziò molto presto. Attiva sin dalle categorie giovanili, nel 2006 vinse il campionato italiano su strada e nel 2007 i titoli italiani della corsa a punti e della velocità nel 2013, partecipando nello stesso anno per la prima volta al Giro d’Italia, terminato oltre il centesimo posto. La stagione successiva prese parte alle prove di Coppa del mondo, terminando Giro delle Fiandre e Freccia Vallone, e al suo secondo Giro d’Italia che terminò quarantunesima. Nello stesso anno fu convocata da Edoardo Salvoldi nella nazionale per i campionati del mondo, durante i quali fu riserva per la prova in linea.

Ma torniamo al nostro autore per farci raccontare le sue emozioni nello scrivere questo bellissimo libro che consiglio a tutti di leggere, non solo agli sportivi ma a tutti i genitori che hanno un sole che brilla, come quello di Chiara.
Mutton, un libro su Chiara Pierobon, come mai?
«Un anno dopo il dramma, durante una cena, la nonna materna di Chiara mi guarda negli occhi e mi dice “Gian Marco avrei piacere che tu scrivessi due righe su Chiara perché la voglio ricordare sempre”. L’idea della biografia è nata così: un flash istintivo della nonna».
Come ha conosciuto Chiara?
«Quindici anni fa, in vacanza in una località balneare. Al mattino uscivo con la bicicletta per i miei 70/100 chilometri. Incontravo questa ragazzina che andava ad allenarsi con il nonno. Un giorno abbiamo percorso un tratto di strada insieme e ci siamo conosciuti con le famiglie».
Come ha lavorato per realizzare questo libro?
«Ho cercato di capire gli ideali dei nonni e dei genitori e cosa avrebbero voluto fosse trasmesso leggendo il libro. Era mio dovere rispettare loro. I genitori, i nonni, gli zii, le amiche del cuore di Chiara, il suo ex direttore sportivo e le persone dell’ambiente sono state le maggiori fonti».
Il passaggio del libro che l’ha emozionata di più?
«Tutto il libro è un’emozione. La vera emozione è stata ascoltare i familiari. Dovevo fare lunghe pause per distrarli da quel tormento presente in loro. Per non parlare delle amiche del cuore. In quei momenti è stata dura anche per me».
Ora dopo cinque anni il ricordo rimane indelebile, per i suoi famigliari con il nonno Franco, la mamma Federica e il papà Gianni e per quanti la conobbero, tante le forme di affetto. Non per ultima la società di cui Chiara nel 2010 ha vestito i colori, la Vicentina Ciclo Club 96 che ora si chiamerà team Ciclo Club 96- Wilier-Chiara Pierobon. Come logo quello di una ciclista in salita che pedala con il sole che brilla davanti allo sguardo, con riferimento al tatuaggio che Chiara aveva appena al di sopra della sua caviglia destra.

Mi trovo emozionato anch’io nel raccontare e ricercare, su richiesta della famiglia, un bellissimo ricordo, quello che Chiara ha lasciato, il disegno di un bellissimo quadro dove il sole era il protagonista, come solare era il suo sorriso.
Ciao Chiara.
Luciano Martellozzo per Gente Salese