Gente Salese

SANTA MARIA DI SALA PIANGE TONI ZAMENGO, INSEGNANTE, SCRITTORE E APPASSIONATO CANTORE DELLA LINGUA VENETA

Venerdì 12 febbraio è improvvisamente mancato Toni Zamengo, deceduto ad 87 anni all’ospedale di Treviso, a seguito di un infarto.

Un altro nostro grande vecchio ci lascia e già sentiamo il vuoto della sua mancanza.

Nato a Dolo ma ancora in fasce si era trasferito con la famiglia a Caselle, e a Caselle Toni ha vissuto tutta la sua giovinezza ed anche quando la vita lo ha portato in altri posti non si è mai sradicato dal suo paese a cui è stato sempre molto legato, dove spesso ritornava e dove riposerà, accanto ai suoi cari, come ha sempre desiderato.

Laureatosi in giurisprudenza a Padova nel 1959, si è poi dedicato per 43 anni all’insegnamento di lingua e cultura inglese in diverse scuole superiori di Feltre proprio negli anni delle lotte sociali seguite al ‘68. Lotte che Toni Zamengo ricorderà nel romanzo “C’era una volta – C’era la ri- volta” del 1988.

Arrivato alla pensione Toni si era trasferito a Treviso dove viveva con l’amata compagna Dely Marzola.

Toni aveva cominciato a pubblicare già nel 1966, con lo pseudonimo “Ta Nek”  “Cani Randagi- Tosi Ramenghi” un trittico che racconta la storia tormentata di alcuni giovani delle nostre parti che cercano di impostare la loro vita in maniera nuova.

Accanto all’insegnamento la scrittura è quindi divenuta l’altra passione della vita di Toni Zamengo che ha continuato a pubblicare le storie della sua terra scritte anche in lingua veneta come “Le nostre radici – ‘E nostre raise”. Attività che gli ha portato numerosi riconoscimenti pubblici.

Fra tanti suoi scritti mi piace ricordare “Fabrichete nel TriVeneto” poi riedito col titolo “La FIAT del Nordest” in cui rievoca la storia di uno dei tanti piccoli imprenditori delle nostre campagne che fra gli anni ‘60 e ‘70 del 1900 hanno contribuito alla industrializzazione del Nordest ed al suo boom economico. 

Purtroppo io ho conosciuto Toni tardi ma fra noi è nata subito una istintiva simpatia anche perché gli ricordavo mio zio Eugenio, il prof. Vanzetto da cui prese ripetizioni (come tanti giovani salesi di quei tempi) durante i suoi studi.
D’altra parte era difficile non entrare in simpatia con Toni, con quel suo sorriso aperto, con quella sua coinvolgente bonaria aria di famigliarità, quel suo parlare ostinatamente veneto, genuina espressione d’amore, di attaccamento alla sua terra, alla sua cultura ed alle sue tradizioni, alla sua gente.

G.V.