Gente Salese

L’ULTIMO SALUTO A DANILLO ZECCHEL

Il 26 luglio la comunità di Santa Maria di Sala, stretta attorno ai famigliari ed agli amici, ha dato l’ultimo commosso saluto a Danillo Zecchel, che il 22 ci ha preceduto sul penoso sentiero che prima o poi tutti noi dovremo percorrere.

Con Danillo se ne va un pezzo di storia di Santa Maria di Sala. Nato in Villa Farsetti, da una famiglia di “profughi” della prima guerra mondiale sfollati dal Piave dopo la rotta di Caporetto, è riuscito, partendo da una condizione di povertà comune, a diventare un piccolo imprenditore, a costruire un futuro di vita dignitosa per se, per i suoi famigliari e per i suoi dipendenti.

Danillo è stato uno dei tanti coraggiosi imprenditori delle prime generazioni che confidando sulla capacità, serietà e tenacia del loro lavoro hanno riscattato il Veneto ed il Nord-Est dalla situazione di miseria atavica delle sue campagne, trasformando la nostra Regione da terra di emigranti a zona di immigrazione.

Nel lontano 1946 all’ombra di Villa Farsetti sono nati, assieme a Danillo anche Maria Luisa e Gianni. E io, nato qualche anno dopo, sono cresciuto con loro, fra la chiesa e la villa, una infanzia che ora posso dire fortunata vissuta coralmente in un immenso avventuroso “parco giochi”.

Si partiva dal nulla ma il futuro era una immensa montagna da conquistare davanti a noi. Bastava avere coraggio, avere voglia di impegnarsi, di sfidare l’ignoto e faticare ed ognuno avrebbe potuto salire, fino anche in cima.

Così, consumati velocemente gli anni dell’infanzia e della adolescenza ognuno ha scelto la sua via di salita. Il lavoro, la scuola, l’impegno sociale, l’impegno politico, la famiglia, la professione, l’azienda… La vita ci ha disperso ma poi ci ha portati ancora qui. Le nostre vie si sono ricongiunte poco lontano da quella villa dove siamo nati. Forse non abbiamo raggiunto la cima ma sicuramente un po’ siamo saliti.

Io non ho potuto frequentare molto il Danillo adulto ma gli sono sempre stato affezionato, forse perché ci somigliamo molto. Lui di poche parole, quasi un orso burbero come me; un uomo saldo nelle sue idee fino alla caparbietà, schivo ai compromessi anche quelli più innocenti; un bastian contrario, uno che andava contro corrente (direbbero gli istruiti) ma il mondo è progredito grazie ai “bastian contrari” a coloro che hanno avuto il coraggio e la forza di non seguire acriticamente il gregge. Questo ci porta a non avere molti apprezzamenti e pochi amici, ma amici veri.

E le condoglianze, le partecipazioni al dolore dei famigliari le manifestazioni di stima e di affetto di questi giorni sono particolarmente vere, sincere.

Ciao Danillo, grazie, ci mancherai.

Giovanni Vanzetto